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Alex Langer, “viaggiatore leggero”

  • 03/08/2020
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Per non dimenticare Alex Langer, il più visionario dei nostri politici e per continuare a celebrare la modernità della sua testimonianza, al Teatro della Compagnia di Firenze, l’associazione culturale Greenaccord Onlus ha organizzato una giornata di studio e di formazione per i giornalisti. Sono particolarmente grato, dunque, a Lifegate che ha pubblicato questo mio articolo con cui sintetizzo le testimonianze che si sono succedute.

Sono trascorsi 25 anni dalla sua scomparsa, ma le parole e i pensieri di Alex Langer, ancor più in un tempo ad alta instabilità politica e vulnerabilità democratica come l’attuale, continuano a risuonare intensamente nell’arena della nostra contemporaneità.

Definito da molti il più grande ecologista italiano del secolo scorso, Langer ha fatto della sua vita una testimonianza di sobrietà e di coerenza, ritenendo che non fosse importante solo il “cosa” si fa o si comunica, ma anche il “come”.

Nato nel 1946 in Südtirol, in un territorio logorato dalla contrapposizione, non solo linguistica, tra italiani e tedeschi, ha scelto di costruire “ponti”. Di essere un “ponte”. Nel 1986, inviando alla rivista Belfagor (la cui chiusura è avvenuta nel 2012) una sua breve autobiografia, scriveva: “Sul mio ponte si transita in entrambe le direzioni e sono contento di poter contribuire a far circolare idee e persone”.

Si è sempre speso, generosamente e tenacemente, per l’accoglienza delle diversità, per la loro integrazione e ibridazione, sociale e culturale, per issare sul piedistallo della modernità la sua bandiera sotto la quale riconoscere tutti coloro che si spendevano per la pace.

La giustizia sociale e la giustizia ambientale per lui – che ha avuto anche il merito di dar vita al movimento politico della Federazione dei Verdi in Italia e in Europa – sono sempre state le due facce della stessa medaglia: quella di una società plurale e solidale, inter-generazionale e multi-culturale che non offendesse e lasciasse indietro nessuno, che non trasformasse in “invisibili” gli ultimi, che non deturpasse il pianeta con lo spreco di risorse naturali sotto la spinta di un modello turbo-capitalista, che non fosse dilaniata da diaspore ideologiche e guerre.

La convivenza plurietnica, pluriculturale, plurireligiosa, plurilingue, plurinazionale appartiene e sempre più apparterrà, alla normalità, non all’eccezione.

Il suo radicalismo non era da intendersi come una forma di estremismo culturale o reazionario, anzi: era la ricerca autentica di una profondità che aprisse il campo alla sobrietà, alla prossimità. Era un uomo mite e umile, eclettico e pragmatico.

“L’austerità potrà essere vissuta con piacere e come miglioramento della qualità della vita, se ci farà dipendere meno dai soldi, da apparati, da beni e servizi acquistabili sul mercato ed esigerà che ognuno ridiventi più inter-dipendente: sostenuto dagli altri, dalla qualità delle relazioni sociali ed interpersonali, dalle conoscenze ed abilità, dall’arte di adattarsi ed arrangiarsi, dalla capacità non ottenibili con alcuna carta di credito, né chiavi in mano, pronte ad essere passivamente consumate”.

Tra le sue intuizioni più geniali, perciò, quella di rovesciare il mito olimpionico dell’atleta citius, altius, fortius (“più veloce, più in alto, più forte”, in latino) elevato poi a modello culturale di riferimento in un’epoca che già lasciava intravedere i nefasti effetti che sarebbero stati prodotti, non molti anni dopo, dall’avvento della globalizzazione neoliberista: crescita esponenziale delle disuguaglianze e atomizzazione sociale delle comunità con esasperazione di egolatrie finanziarie ed economiche.

Alex Langer, dunque, coniò la triade lentius, profundius, soavius (“più lento, più profondo, più lieve”, in latino), con l’intento di concorrere alla genesi di un modello inter-relazionale e cross-culturale ispirato dai paradigmi della cooperazione e della partecipazione, dell’inclusione e dell’autodeterminazione.

Secondo Langer, dunque, occorreva riscoprire e praticare i limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza).

Non sorprende, perciò, che “la conversione ecologica socialmente desiderabile” da lui auspicata e faticosamente annunciata nei suoi numerosissimi appuntamenti pubblici, ma anche coerentemente costruita durante i suoi mandati istituzionali, sia stata felicemente ripresa da papa Francesco con l’enciclica Laudato si’.

Un testo che a cinque anni dalla sua pubblicazione, saldando economia ed ecologia con il proposito di proteggere la nostra “casa comune” preservandone i fragili ecosistemi, continua a rappresentare il manifesto ideale per le prossime generazioni e per quelle più giovani che sono tornate ad animare le piazze di tutto il mondo per rivendicare il loro diritto al futuro.

Langer ha sempre agito “sopra e sotto i confini” di ogni genere, da instancabile tessitore di relazioni qual era e da “viaggiatore leggero” (come recita il titolo di un’indimenticabile antologia dei suoi scritti pubblicata da Sellerio) sottolineava spesso “l’importanza dei costruttori di ponti, dei saltatori di muri, degli esploratori di frontiera”.

“Alex Langer ha sempre fatto quello che pensava e che diceva – ha detto Staffler, suo amico fraterno e segretario al Parlamento europeo – perché per lui era inaccettabile una politica che non rispondesse ai bisogni delle persone e degli ultimi in particolare. Da cristiano, per lui, proteggere l’umanità e favorire la prossimità erano mezzi per onorare la bellezza del Creato.

Per questo – ha aggiunto Staffler – credo che oggi Langer sarebbe stato entusiasta dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco”. “Una volta – ha ricordato Uwe Staffler – era stato invitato ad una iniziativa pubblica e per alcuni problemi logistici sapeva già che non sarebbero intervenute tante persone rispetto a quelle che avrebbe potuto raggiungere partecipando allo stesso orario ad un dibattito televisivo: lui ci andò comunque. Aveva dato la sua parola e per lui la politica era un servizio da onorare con onestà e responsabilità”.

Tra i suoi moniti, tuttavia, anche quello di ricorrere ad un linguaggio comprensibile per tutti perché le parole dovevano essere le prime “pietre” necessarie per costruire “ponti” e per intercettare nuovi orizzonti.

Il linguaggio era per lui uno strumento fondamentale e fu favorito nei suoi tentativi di stringere connessioni sentimentali e ideali con i suoi interlocutori dalla sua brillante capacità di parlare fluentemente cinque lingue, impiegate anche nella ferma intenzione di non far conoscere ad altri quel sentimento di esclusione che aveva sofferto lui da sudtirolese cresciuto in un territorio frammentato da contrapposizioni anche linguistiche.

“Alex è stato anche un insegnante – ha sottolineato Pinuccia Montanari, responsabile del Centro di diritto ambientale dell’Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova – e, dunque, ha sempre sostenuto la voglia di cambiamento delle più giovani generazioni esortandoli sempre ad essere coerenti e appassionati, lenti e giusti”.

E proprio sul paradigma della giustizia ha costruito uno dei suoi successi politici più lungimiranti. “Da europarlamentare ed europeista spinto dalla necessità di una federazione internazionale di stati e di persone aperta e giusta – ha proseguito l’ex assessore all’ambiente di Roma, Pinuccia Montanari – si è battuto per la costituzione del Tribunale internazionale dell’Aja per giudicare i crimini di guerra in Bosnia-Erzegovina e, analogamente, avrebbe desiderato una struttura analoga che sanzionasse i crimini contro l’ambiente come violazioni contro l’umanità”.

Se oggi, infine, si inizia a parlare di ecocidio, forse, è anche merito del carisma profetico di Alex Langer.

“Il Creato – ha spiegato Alfonso Cauteruccio presidente di Greenaccord – ci ascolta, ci parla e ci chiede di rispettare i suoi tempi, che non sono quelli dell’uomo. Oggi siamo, infatti, in una nuova era geologica, l’Antropocene, e i disastri causati dall’uomo sono all’ordine del giorno. Bisogna rallentare per tornare a gustare il sapore della nostra esistenza e per far germogliare i semi di speranza che dobbiamo far cadere lungo il nostro collettivo percorso quotidiano”.

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Ingegnere e urbanista. Giornalista ambientale e Segretario Generale di Greenaccord Onlus

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