Giuseppe Milano Giuseppe Milano
  • Per iniziare a conoscermi
  • Per scoprire cosa faccio
  • Per metterti in contatto con me
Archivi
  • Agosto 2022
  • Luglio 2022
  • Giugno 2022
  • Maggio 2022
  • Aprile 2022
  • Marzo 2022
  • Febbraio 2022
  • Gennaio 2022
  • Ottobre 2021
  • Settembre 2021
  • Luglio 2021
  • Giugno 2021
  • Maggio 2021
  • Aprile 2021
  • Marzo 2021
  • Febbraio 2021
  • Gennaio 2021
  • Dicembre 2020
  • Novembre 2020
  • Ottobre 2020
  • Settembre 2020
  • Agosto 2020
  • Giugno 2020
  • Maggio 2020
  • Febbraio 2020
  • Maggio 2018
  • Aprile 2018
  • Settembre 2017
  • Novembre 2016
  • Aprile 2016
Categorie
  • Agricoltura
  • Città e territorio
  • Cittadinanza attiva
  • Ecologia integrale
  • Economia circolare
  • Energie rinnovabili
  • Eventi
  • Finanza green
  • Innovazione sociale
  • Mobilità sostenibile
  • Pubblicazioni
  • Rassegna stampa
  • Riuso e riciclo
  • Transizione digitale
  • Trasformazione culturale
  • Turismo esperienziale
Meta
  • Accedi
  • Feed dei contenuti
  • Feed dei commenti
  • WordPress.org
Email: [email protected]
Likes
Followers
Subscribers
Giuseppe Milano Giuseppe Milano
  • Per iniziare a conoscermi
  • Per scoprire cosa faccio
  • Per metterti in contatto con me
  • Innovazione sociale
  • Pubblicazioni
  • Trasformazione culturale

La “grande bellezza” del teatro di Daniela

  • 02/04/2016
Total
0
Shares
0
0
0
0
0

Una bella intervista, su Resto al Sud, ad una talentuosa attrice teatrale pugliese, Daniela Baldassarra.

Nella Puglia nella quale è nata una avveniristica “industria del cinema”, come testimoniano da un lato il successo di Luca Medici (alias Checco Zalone) e dall’altro quello di rassegne come il Bif&st, anche l’“universo” del teatro – si spera con analoghe fortune – sembra stia iniziando a generare le sue stelle luminose.

Scoprendo il talento di Daniela Baldassarra, può succedere di ripensare a Giorgio Strehler e a questa sua espressione: “.. io non so perché lo faccio il teatro, ma so che devo farlo, che devo e voglio farlo facendo entrare nel teatro tutto me stesso, con quello che sono e penso di essere e quello che penso e credo sia vita. Poco so, ma quel poco lo dico”.

Daniela Baldassarra – scrittrice e drammaturga, formatasi con l’autore e regista armeno Jean Jacques Varoujean – infatti, anche per la sua capacità di passare da contenuti più leggeri, affrontati con comicità, a contenuti più impegnativi, affrontati con originalità, è un esempio positivo che rivela cosa voglia dire restare al Sud, facendo della propria passione una professione. E per conoscerla meglio, l’ho voluta incontrare.

Come nasce questo tuo amore per il teatro? 

Ho incontrato il Sig. Teatro tanti anni fa. Inizialmente mi occupavo esclusivamente di scrittura e regia. I miei primi lavori, sulla violenza e la solitudine, erano di tono drammatico. Poi un’esperienza di vita molto forte si è trasformata anche in un’evoluzione professionale e in maniera apparentemente “improvvisa”, ma in realtà non lo è stata, anzi, è stato un cambio molto ponderato: sono passata alla comicità e il 1 ottobre del 2014 ho debuttato con “Zero a Zero”, che in poco tempo è diventato il ‘manifesto’ del mio nuovo modo di intendere il teatro. 

E, come quasi sempre accade, nella rivoluzione netta ho trovato il mio equilibrio. Il teatro deve riflettere e rappresentare il tempo in cui si vive, deve avvicinare le persone, deve trasportarle nei suoi contenuti, con la comicità strumento impareggiabile.

Il teatro, come sostiene qualcuno, pur nella finzione, riflette davvero quel che siamo?

Assolutamente sì. Il teatro, il buon teatro, ha questa possibilità enorme: si fa specchio della vita vera. Lo spettatore si riconosce: nelle abitudini, nelle mediocrità, nelle imperfezioni e ha l’opportunità di fermarsi a riflettere sulla propria esistenza. Questo, ovviamente, quando ci si predispone bene.

Il teatro è un incontro, in verità è una sorta di dialogo, quindi ognuno deve fare la sua parte. La comicità e l’ironia aiutano perché la risata crea aggregazione, annulla le barriere, combatte le resistenze emotive, avvicina agli altri.

Il tuo talento nasce proprio dalla tua ironia e dal tuo sarcasmo. I tuoi monologhi indagano molto la realtà ed esplori temi sociali anche delicati. Ce ne parli?

Io mi occupo principalmente di tematiche femminili. Ma non si potrebbe parlare di donne senza raccontare anche gli uomini. Tutto sommato, quindi, l’argomento cardine dei miei spettacoli è l’ancestrale guerra dei sessi. “Zero a Zero” e “Nei nostri panni”, attraverso carrellate comiche di donne, uomini e situazioni, raccontano in verità la solitudine delle donne, i cliché di cui siamo tutti vittime più o meno consapevoli, il dilemma tra l’essere e l’apparire.

“Paolo e Francesca_ipotesi semiseria”, il mio nuovo lavoro, nasce, invece, dal mio grande amore per “La Divina Commedia” e, attraverso una rilettura comica del V canto dell’Inferno, racconto in realtà il nostro tempo e la nostra incapacità di amare. Incapacità di amare che sfocia ormai toppo spesso in episodi di violenza.

Oggi la violenza di genere sembra sia un fenomeno ingestibile e indomabile. Gli episodi, rivela la cronaca, sono quasi quotidiani. Esiste secondo te una “questione maschile” in questo Paese che non viene affrontata?

È un argomento davvero complesso. Il problema principale è che siamo in un momento di vera e propria emergenza. L’affanno che viviamo, rispetto alla piaga della violenza sulle donne, quasi ci toglie lucidità e capacità di pensare opere di prevenzione.

Perché la triste verità è che una soluzione non c’è, la violenza si è infiltrata nei tessuti più profondi della nostra società, nelle famiglie, nei rapporti di coppia, nuclei che dovrebbero rappresentare il massimo della sicurezza. Sono saltati tutti i riferimenti, tutte le certezze, tutti i codici etici. Ecco perché poi in modo pressoché disperato ci mettiamo a esporre teli rossi alle finestre. Certo, le manifestazioni di solidarietà e protesta sono belle e importanti, ma non raggiungono la massa.

Perché, diciamolo francamente, la massa non si mette a riflettere davanti a un telo rosso. Lo fanno sempre e solo le persone già sensibili all’argomento. Fondamentale, dal mio umile punto di vista, sarebbe un intervento mirato nelle scuole. Educare le nuove generazioni all’amore, alla parità, al dialogo, alla non violenza. Solo un diverso approccio culturale potrebbe salvarci perché la violenza sulle donne è un problema principalmente culturale.

Il teatro potrebbe essere usato come mezzo educativo per i più giovani e in modo particolare per quelli frequentati da disagio sociale ed economico?

Il teatro è una grande possibilità in questo senso. Convegni, tavole rotonde, discorsi e paroloni, ormai allontanano le persone – bruttissimo a dirsi, ma è così – e restano solo incontri tra addetti ai lavori. Certo è bene che ci siano, ma sono modalità comunicative che non riescono a stabilire un “contatto”. Io ho esperienza a riguardo e gli stessi relatori durante questi incontri si distraggono, rispondono al cellulare, ascoltano solo se stessi. Si assiste a tristi passerelle in cui il microfono diventa un perverso oggetto di potere.

Tutti concentrati sulle proprie parole, quelle degli altri non interessano. E allora? Tutti parlano e nessuno ascolta? I cambiamenti derivano quasi sempre dall’ascolto degli altri. Ecco perché il teatro e il cinema rappresentano una possibilità, perché la gente si ritrova in una posizione di “ascolto”, che diventa partecipazione, che diventa riflessione, che diventa confronto, che diventa dialogo. Quindi veniamo catapultati nella dimensione del noi. In una dimensione plurale. E non di isolamento.

Quali sogni e speranze hai per il tuo futuro? Come ti vedi tra 10 o 20 anni? 

Non mi immagino. Ho smesso di immaginarmi. Credo che si pensi al futuro quando si è molto molto giovani, col tempo l’idea del futuro si confonde nel presente, nel qui e ora. Trovo molto più interessante il passato, quando viene ricordato e sfruttato per migliorarsi. Un sogno e una speranza, però, ce l’ho: vorrei che le donne potessero ricominciare a credere all’ esistenza del Principe azzurro.

Total
0
Shares
Share 0
Tweet 0
Share 0
Share 0
Share 0
Related Topics
  • Cultura
  • Educazione
  • Femminicidio
  • Ironia
  • Puglia
  • Teatro
  • Violenza
Articolo Successivo
  • Innovazione sociale
  • Pubblicazioni
  • Transizione digitale
  • Trasformazione culturale

Il mio sogno è la Murgia Valley

  • 23/11/2016
Visualizza Post
You May Also Like
Visualizza Post
  • Città e territorio
  • Mobilità sostenibile
  • Trasformazione culturale
  • Turismo esperienziale

Da Trieste a Lubiana, tra storia e natura

  • 21/08/2022
Visualizza Post
  • Città e territorio
  • Cittadinanza attiva
  • Trasformazione culturale

La temperatura di bulbo-umido è letale?

  • 10/07/2022
Visualizza Post
  • Cittadinanza attiva
  • Innovazione sociale
  • Transizione digitale
  • Trasformazione culturale

Dalla parte giusta della storia

  • 27/06/2022
Visualizza Post
  • Città e territorio
  • Cittadinanza attiva
  • Energie rinnovabili
  • Eventi

Le parrocchie: comunità energetiche?

  • 23/06/2022
Visualizza Post
  • Città e territorio
  • Ecologia integrale
  • Trasformazione culturale

Il termometro della follia

  • 21/06/2022
Visualizza Post
  • Economia circolare
  • Finanza green
  • Trasformazione culturale

Decarbonizzare come finalità d’impresa?

  • 19/06/2022
Visualizza Post
  • Città e territorio
  • Innovazione sociale
  • Riuso e riciclo

L’outdoor gardening di Jebbia

  • 10/06/2022
Visualizza Post
  • Città e territorio
  • Energie rinnovabili
  • Innovazione sociale
  • Rassegna stampa

Per una Puglia carbon neutral

  • 06/06/2022

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Giuseppe Milano
  • Per iniziare a conoscermi
  • Per scoprire cosa faccio
  • Per metterti in contatto con me
Ingegnere e urbanista. Giornalista ambientale e Segretario Generale di Greenaccord Onlus

Inserisci la chiave di ricerca e premi invio.

Gestisci Consenso Cookie
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Gestisci opzioni Gestisci servizi Gestisci fornitori Per saperne di più su questi scopi
Visualizza le preferenze
{title} {title} {title}